DALLA PASSIONE ALLA PROFESSIONE
Pier Paolo Spinazzè, veronese classe 1982, ricorda un po’ l’Arsène Lupin del famoso cartone animato giapponese e in qualche misura anche il suo è un rubare da gentiluomo: strappare grigio e degrado per restituire colore e arte. Col passare degli anni quella che era una passione quasi clandestina è diventata una un’attività che si avvicina molto ad una vera e propria professione. Come racconta in questa intervista.
Quando nasce la passione per i graffiti?
Inizia nel 1998, ai tempi della scuola, vedendo alcuni amici che frequentavano il liceo artistico e disegnavano tutto il giorno, mi sono appassionato. Erano gli anni in cui il rap influenzava un po’ tutto il mondo giovanile di allora: musica, modo di vestire e preferenze artistiche. Io non ero molto addentro a quel movimento però ne ho alcuni colto aspetti che erano per me interessanti, mi hanno colpito. In particolare l’attività dei writers.
Un’attività che nasce un po’ nell’ombra, in luoghi quasi dimenticati…
Sì, per me e per i miei compagni d’avventura era un modo per sfuggire al quotidiano, alla noia e soprattutto per dare vita ad una passione. Ovviamente si dovevano trovare luoghi dismessi, diroccati, contesti industriali dove non si faceva alcun danno. Anzi, strappavamo grigio e degrado restituendo colore e arte. Oggi i writers godono di molta più considerazione, per fortuna.
Un passione che è diventata una professione?
Io lavoro da anni come grafico, ho avuto una formazione artistica sfociata in una laurea in disegno industriale. Il maggior tempo, oggi, lo dedico ai graffiti, walldesign lo definisco, perché molto spesso il mio intervento denota un carattere che va oltre il muro. Mi occupo di grafica, e di design, di illustrazione e arte contemporanea. Negli ultimi anni complice la crisi e il fatto che trovavo sempre più spesso lavori poco soddisfacenti e che richiedevano sempre meno creatività, mi sono dedicato con maggiore impegno all’attività di writer.
Che tipo di lavori svolge?
Ho cominciato con una pizzeria, per un amico, da quel momento sempre più persone e attività hanno cominciato a chiedermi graffiti. Mi avvalgo di uno stile fresco, semplice, leggibile e immediato. Unendo proprio i principi della street art alle mie conoscenze di grafica e di design. Disegno qualsiasi tipo di soggetti, seguendo il mio stile. Non ho preclusioni: pizzerie, ristoranti, discoteche, palestre, camerette per bambini, furgoni, automobili, roulotte. Non mi pongo limiti.
Esistono anche performance live, in cosa consistono?
Piacciono molto ai più giovani, perché in due ore si passa dal nulla ad un’opera finita. Mi capita che mi chiamino a feste, sagre, presentazioni. Una delle realizzazioni più interessanti l’ho fatta durante il Tocatì 2015. In quel caso ho creato ”un muro” di cellophane tra due alberi e realizzato un graffito.
Sogno nel cassetto?
Farne una professione a tutti gli effetti.